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Chi vince e chi perde nel 2025: il primo anno di Trump e le sfide globali
19 dicembre 2025#WeeklyWatch

Chi vince e chi perde nel 2025: il primo anno di Trump e le sfide globali

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca ha portato forti incertezze e tensioni nei mercati globali, con oscillazioni dovute soprattutto ai dazi. Le Borse europee hanno superato quelle americane, trainate da Spagna e Italia. Il Nasdaq ha guidato gli Stati Uniti grazie ai titoli tecnologici. E tra gli emergenti…

Un anno di transizione, denso di incertezze e che ha saputo riservare profondi cambiamenti allo scenario internazionale. Questo, in poche parole, è stato il 2025 dei mercati finanziari internazionali, riflesso di un contesto di tensioni geopolitiche e commerciali esacerbate dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump.

Proprio la politica commerciale dell’inquilino della Casa Bianca ha scosso le Borse nei primi mesi dell’anno, con i dazi annunciati nel corso del Liberation Day di inizio aprile. Le nuove tariffe avrebbero portato la media delle barriere commerciali globali al 30% e la reazione degli investitori è stata immediata e violenta: l’indice MSCI World ha subito una correzione dell’11% in euro, in poche sedute.

L’incertezza degli investitori si è però attenuta con la sospensione dei dazi e l’avvio delle negoziazioni tra Stati Uniti e principali partner commerciali. La pressione si è ridotta, il livello dei dazi si è progressivamente attestato al di sotto del 15% e favorendo un recupero dei mercati e un ritorno della fiducia.

Questi scossoni si sono riflessi in variazioni significative delle prospettive di crescita economica: dopo una netta revisione al ribasso ad aprile, con stime di crescita per il 2025 all’1,1% per gli Stati Uniti e allo 0,9% per l’Europa, le previsioni sono state successivamente riviste al rialzo. Attualmente, il PIL USA è atteso in crescita del 2,1% e quello europeo dell’1,3% per il 2025, mentre la probabilità di una recessione globale è scesa sotto il 40%, dopo aver raggiunto un picco pari al 60%”, afferma Mario Beccaria, responsabile dell’Investment Center di Banca Generali.

 Politiche monetarie e fiscali

Sul fronte delle politiche monetarie, si è assistito ad una marcata divergenza tra le principali banche centrali. La BCE ha concluso il ciclo di allentamento iniziato nel 2024, portando i tassi dal 4% al 2%, con il mercato che non prezza ulteriori interventi entro la fine dell’anno. Negli Stati Uniti, invece, la Fed ha adottato un approccio più prudente: dopo aver avviato il ciclo di tagli nel 2024, ha messo in pausa l’allentamento fino a settembre 2025, limitandosi ad una riduzione complessiva di 0,5 punti quest’anno. “Questa scelta è stata dettata dall’incertezza sulle dinamiche di crescita e inflazione, a cui però si è susseguito un rallentamento del mercato del lavoro. Sul piano fiscale, gli Stati Uniti hanno approvato il ‘One Big Beautiful Bill Act’, che secondo le stime aumenterà il deficit di 4,1 trilioni di dollari nel prossimo decennio, portando il rapporto deficit/PIL al 6,7%. Anche in Europa, la tendenza è stata verso un’espansione fiscale sincronizzata, con la Germania protagonista grazie a nuovi stimoli per difesa e infrastrutture”, puntualizza l’esperto.

Le Borse migliori e peggiori nel mondo nel 2025

Nel 2025, dopo un lungo periodo di sottoperformance, l’Eurozona ha sovraperformato gli Stati Uniti, favorita da valutazioni più attraenti e da una iniziale minore fiducia degli investitori nell’amministrazione Trump. Il deprezzamento del dollaro rispetto all’euro ha ulteriormente favorito i mercati europei: il cambio euro-dollaro è passato da 1,03 a circa 1,16, con una svalutazione del 12,5%. Tra le principali piazze europee, la Spagna si è distinta con l’indice Ibex 35 ai massimi storici (YTD quasi +50% in euro) e una crescita economica superiore alla media dell’eurozona, trainata dall’immigrazione e dalla solida redditività del settore bancario.

Anche l’Italia ha brillato con il FTSEMIB che ha generato ritorni poco so il 30%. Anche in questo caso, il settore bancario, che pesa oltre il 35% sull’indice, ha registrato un rendimento superiore al 54% da inizio anno, grazie a margini di interesse elevati, utili record e una qualità degli attivi ai massimi storici”, sottolinea ancora Beccaria.

Oltreoceano, il Nasdaq si è confermato il migliore tra i principali indici statunitensi (+23% ca. in USD). La performance riflette il predominio dei titoli tecnologici, in particolare quelli legati all’intelligenza artificiale. Tra le “Magnifiche 7”, spicca Nvidia, che ha raggiunto al termine del terzo trimestre ricavi record di 57 miliardi di dollari e una crescita dell’EPS del 60% superiore alle attese, oltre ad essere stata la prima società al mondo a raggiungere i 5 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato.

Non tutti i mercati, però, si sono distinti in positivo. In Europa, la Francia (+14% ca. YTD), con una performance ben al di sotto della media europea, ha sofferto a causa delle incertezze politiche e fiscali hanno pesato sul sentiment degli investitori, portando anche a un declassamento del rating sovrano. A livello globale, l’India, nonostante fosse considerata meno vulnerabile ai dazi, ha registrato rendimento negativo (11% ca. YTD in valuta locale, -6% in euro) a causa di deflussi di capitali, valutazioni elevate (con un PE che aveva raggiunto un raggiunto un livello pari a 25 ca.) e rallentamento degli utili societari.

In Asia, la Cina è tornata protagonista grazie al boom di Hong Kong, con l’indice Hang Seng che ha guadagnato il 35% ca. in valuta locale, sostenuto da volumi in ripresa e IPO record. Le riforme di Pechino e gli investimenti delle big tech locali hanno riacceso l’interesse degli investitori internazionali, mentre i risparmiatori cinesi hanno gradualmente cominciato a tornare sull’equity.

Anche il mercato onshore ha mostrato segnali di forza, con l’indice CSI 300 in crescita del 20% YTD ca. In Giappone, il Nikkei ha registrato una performance del 29% ca. in valuta locale (quasi 17% in euro), avvicinandosi ai massimi storici grazie alle aspettative di riforme, stimoli fiscali e buyback record sotto Sanae Takaichi, prima donna alla guida del Giappone. Tuttavia, in euro la performance risulta pari solamente al 17% ca., a seguito del forte indebolimento dello yen rispetto all’euro, alla luce di un significativo ritardo nel rialzo dei tassi da parte della BoJ nonostante un’inflazione persistente e pari al 3%. 

Dall’inizio dell’anno, l’America Latina ha registrato ottime performance, trainata in particolare dal Brasile, che rappresenta circa il 60% del mercato regionale. Il Paese ha beneficiato delle politiche fiscali espansive introdotte dal governo Lula, misure pensate anche in vista delle elezioni previste per il prossimo anno.

Tra gli interventi più rilevanti figurano la riforma fiscale recentemente approvata, che introduce un sistema di IVA duale per modernizzare il sistema tributario. Inoltre, sono stati adottati provvedimenti per sostenere la domanda interna, come l’innalzamento della soglia di reddito esente dalle imposte e la riduzione del carico fiscale per i redditi fino alla classe media, con un impatto positivo atteso sulla spesa di milioni di lavoratori.

Un altro pilastro è il PAC – Programa de Aceleração do Crescimento, un piano di investimenti da oltre 300 miliardi di dollari, focalizzato su infrastrutture (trasporti, energia, risorse idriche, sviluppo urbano) e settori sociali come salute e istruzione. L’obiettivo è stimolare una crescita sostenibile e favorire la transizione ecologica, mobilitando risorse pubbliche e private.

Sul fronte edilizio, è stata introdotta una riforma che prevede linee di credito agevolate tramite la banca Caixa, per consentire alle famiglie di ristrutturare e migliorare le proprie abitazioni. Questi finanziamenti coprono materiali, manodopera e servizi, con tassi di interesse bassi e pagamenti limitati al 25% del reddito, sostenendo così il settore delle costruzioni e il mercato del lavoro.

Nonostante i dazi imposti dagli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, il Brasile è riuscito a minimizzare l’impatto grazie alla riallocazione delle esportazioni: le vendite verso gli USA sono calate di circa il 20% dall’inizio dell’anno, ma quelle verso l’Asia – in particolare la Cina – sono aumentate di circa il 29%.

Va sottolineato che tutto questo è avvenuto in un contesto di politica monetaria restrittiva da parte della banca centrale nel 2025, per contrastare l’inflazione in crescita. Negli ultimi mesi, però, l’inflazione è tornata a scendere e il mercato azionario è stato sostenuto anche dalle aspettative di un nuovo ciclo di tagli dei tassi, che potrebbe iniziare già all’inizio del 2026.

I titoli migliori e peggiori nel mondo nel 2025

Negli Stati Uniti, Robinhood ha registrato una crescita del 254% in USD grazie all’espansione dei volumi di trading e all’innovazione nei servizi, mentre Palantir (+140% YTD in USD) ha beneficiato della forte adozione della piattaforma AI e di risultati finanziari in costante miglioramento. Tra le grandi banche, Citigroup (+59% YTD in USD) ha guidato la performance del settore, sostenuta dall’aumento dei ricavi nei mercati dei capitali. In fondo alla classifica, PayPal (-27% YTD in USD) ha sofferto per la concorrenza e la pressione sui margini, mentre Lululemon ha registrato un calo del -51% a causa di dazi, rallentamento delle vendite e problemi di assortimento.

In Europa, UniCredit (+81% YTD in EUR) ha raggiunto risultati record, con utili e ricavi ai massimi storici e una solida posizione patrimoniale. Heidelberg Materials (+86% YTD in EUR) ha beneficiato di iniziative strategiche e della possibile futura domanda legata alla ricostruzione ucraina, mentre Thyssenkrupp (+200% YTD in EUR) ha visto una crescita straordinaria grazie al boom della difesa e ad operazioni strategiche. Tra i peggiori, Ferrari (-19% YTD in EUR) ha subito un calo dovuto soprattutto alla revisione al ribasso delle stime di crescita degli analisti, mentre Adidas (-32% in EUR) ha risentito delle incertezze sui mercati USA e della pressione sui margini, nonostante risultati operativi positivi.

In sintesi, il 2025 si conferma un anno di forti contrasti e di rapidi cambiamenti, in cui la capacità di adattarsi a un contesto globale mutevole e di cogliere le opportunità offerte dall’innovazione e dalle politiche economiche si è rivelata determinante per distinguere vincitori e vinti sui mercati finanziari. Risulta dunque cruciale affidarsi ad una gestione attiva e rigorosa nella selezione dei titoli anche per gestire efficacemente potenziali ondate di volatilità, visti i livelli raggiunti in generale dai mercati azionari”, conclude Beccaria.

Mario Beccaria, Responsabile Investment Center di Banca Generali Mario Beccaria, Responsabile Investment Center di Banca Generali
Il 2025 è stato un anno di forti contrasti e di rapidi cambiamenti, in cui la capacità di adattarsi a un contesto globale mutevole e di cogliere le opportunità offerte dall’innovazione e dalle politiche economiche si è rivelata determinante per distinguere vincitori e vinti sui mercati finanziari. Risulta dunque cruciale affidarsi ad una gestione attiva e rigorosa nella selezione dei titoli anche per gestire efficacemente potenziali ondate di volatilità, visti i livelli raggiunti in generale dai mercati azionari

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