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Borse record nonostante i dazi. È rischio bolla?
31 July 2025#WeeklyWatch

Borse record nonostante i dazi. È rischio bolla?

I massimi storici toccati dagli indici azionari e da altri asset come le criptovalute e le obbligazioni societarie a dispetto dell’incertezza macroeconomica e commerciale iniziano a preoccupare alcuni osservatori. Ma se il rischio della volatilità estiva è presente, le prospettive sul secondo semestre sembrano rassicurare gli investitori

In pochi lo avrebbero previsto, eppure dopo neppure quattro mesi dal crollo di inizio aprile, Wall Street ha ricominciato a segnare massimi storici a raffica. Sebbene lo scenario di guerra commerciale totale che i mercati prezzavano all’indomani del Liberation Day non si sia effettivamente materializzato, le incertezze macroeconomiche, geopolitiche e commerciali non mancano. Elementi di rischio che portano molti osservatori ad avvertire del rischio di una bolla, non solo sull’azionario.

Equity ai massimi, meme stocks e Bitcoin

Ad alimentare le perplessità degli osservatori sono le elevate valutazioni di molti asset diversi e alcuni fenomeni specifici, come il ritorno in auge dei “titoli meme” già visti nel 2021, azioni su cui i trader amatoriali si riversano in massa sulla spinta dei forum online. Nelle ultime settimane l'indicatore di "euforia azionaria" di Barclays - un insieme di dati sui flussi di derivati, volatilità e sentiment - è salito al doppio del suo livello normale, in un territorio abitualmente associato alle bolle. Anche i titoli obbligazionari corporate sono ai massimi relativi, nonostante l’incertezza sulla traiettoria dei tassi d’interesse e della crescita economica, in un contesto di inflazione che non ha ancora assorbito del tutto l’impatto dei dazi Usa.

Proprio le potenziali ricadute delle tariffe doganali di Trump restano sotto i riflettori. Gli investitori hanno accolto con sollievo gli accordi tra Washington e Tokyo e tra gli Usa e l’UE, che fissano al 15% i dazi. Sebbene questi livelli siano meno estremi di quelli minacciati nel Liberation Day, sono di gran lunga superiori a quelli prevalenti prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca.

Azionario, fondamentali ancora solidi

I fondamentali raccontano però ancora di un contesto solido, a cominciare dalle valutazioni e dagli utili delle società.

A livello di valutazioni, fatta eccezione per l’S&P, né il Nasdaq né l’Europa risultano sui massimi storici. Il rapporto prezzo/utili (P/E) per l’anno prossimo dell’S&P 500 si attesta intorno a 21 volte, mentre quello dell’equity europeo resta leggermente sotto i picchi di marzo 2025, con un P/E di circa 14, a testimonianza di valutazioni ancora più attraenti per l’Europa rispetto agli Stati Uniti”, spiega Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali.

In particolare, il potenziale rendimento del mercato azionario è dato dalla somma della crescita degli utili, dei dividendi e del buy-back. Analizzando nel dettaglio queste variabili, prosegue Mongardini, “la crescita degli utili negli USA per il 2025 è stimata poco sotto il 10%, con un’accelerazione al 14% attesa per il 2026. Più in generale, a livello globale, si prevede un +7% quest’anno e un +12% nel 2026. In merito al rendimento da dividendi, questo si attesta attorno all’1,2% negli Stati Uniti contro il 3,1% in Europa. Il buy-back rimane una leva strutturale predominante negli Stati Uniti (intorno al 2%). Tutti livelli ancora solidi di rendimento atteso”.

Anche dal punto di vista macroeconomico, la situazione sembra essere costruttiva: il PIL statunitense è atteso in crescita tra l’1,5% e il 2% sia per il 2025 che per il 2026, con un’inflazione contenuta intorno al 3%, sopra il target della Fed, ma su livelli giudicati non preoccupanti. In Europa la crescita del PIL si dovrebbe attestare attorno all’1% per quest’anno, con un’inflazione vicina al target del 2%.

Inoltre, “come ulteriore sostegno anche alla fiducia degli investitori, contribuiscono contestualmente sia le politiche fiscali espansive, in particolare annunciate dalla Germania, sia la stabilizzazione delle principali fonti di incertezza geopolitica conflitto Russia-Ucraina, tensioni in Medio Oriente e commerciale, a seguito degli accordi siglati negli ultimi giorni tra gli Stati Uniti e rispettivamente Giappone ed Unione Europea”, aggiunge Mongardini.

Obbligazioni e non solo

Accanto ai mercati azionari, anche quello del credito si è distinto per una performance positiva nel primo semestre, soprattutto se confrontato con i titoli governativi. I corporate bond hanno continuato a offrire rendimenti assoluti interessanti, con il segmento high yield che si attesta intorno al 6%. Anche qui i timori di un eccesso di ottimismo si sono fatti sentire, ma finora fondamentali e trend del mercato sono rimasti saldi.

Anche nel 2025, come già osservato nel 2024, la volatilità di queste emissioni è rimasta contenuta rispetto a quella dei titoli governativi a lunga scadenza e l’attuale contesto di mercato si conferma ancora favorevole per il credito societario, sostenuto inoltre da solidi fattori tecnici che ne rafforzano l’attrattività”, sottolinea Mongardini.

Sul fronte delle criptovalute, il Bitcoin ha visto un apprezzamento di circa il 26% da inizio anno, ma il trend ha affondato le sue radici nelle novità sul fronte del quadro normativo favorevole al settore delle criptovalute, promosso dall’amministrazione Trump e approvato dal Congresso Usa, che ha rafforzato ulteriormente la fiducia degli investitori. Si tratta comunque in questo caso di asset da sempre molto rischiosi e volatili, con cicli di apprezzamento e svalutazione anche estremamente repentini.

Conclusioni

Nel complesso, per il secondo semestre, “l’outlook rimane complessivamente costruttivo, sebbene ci si possa attendere un incremento della volatilità sui principali listini azionari a livello globale. È realistico attendersi un potenziale aumento della volatilità, consueto durante i mesi estivi come quello avvenuto ad agosto 2024. Questo fenomeno, però, va comunque inquadrato all’interno di indicatori macro e micro ancora solidi. Risulta quindi cruciale affidarsi ad una gestione attiva e rigorosa nella selezione dei titoli al fine di cogliere eventuali opportunità”, conclude Mongardini.

Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali
“A livello di valutazioni, fatta eccezione per l’S&P, né il Nasdaq né l’Europa risultano sui massimi storici. L’outlook rimane complessivamente costruttivo, sebbene ci si possa attendere un incremento della volatilità sui principali listini azionari a livello globale. È realistico attendersi un potenziale aumento della volatilità, consueto durante i mesi estivi".

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