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Migliori e Peggiori 2025, promossi e bocciati nell’obbligazionario
19 dicembre 2025#WeeklyWatch

Migliori e Peggiori 2025, promossi e bocciati nell’obbligazionario

Dall’anno da ricordare del BTP, mosca bianca in Europa con lo spread ai minimi da oltre 15 anni, al disastro dei titoli di Stato giapponesi, passando per le diverse sorti dei vari settori del credito societario. Il 2025 ha riservato gioie e dolori ai bond, e non poche sorprese.

Il 2025 era iniziato col piede sbagliato per i mercati obbligazionari, ma con il passare dei mesi titoli di Stato e debito corporate hanno saputo restituire rendimento e dare soddisfazioni agli investitori, grazie a una politica monetaria complessivamente accomodante nelle maggiori economie globali.

Non si è trattato però di un percorso netto o uniforme per tutta l’asset class. Alcuni segmenti del mercato hanno fatto meglio, mentre altri hanno subito una vera e propria debacle. Una dispersione della performance dovuta a tensioni politicheincertezze macroeconomiche e timori sui livelli elevati di debito e traiettoria dell’inflazione. In particolare, tra i titoli di Stato si è assistito a un ribaltamento delle posizioni, con i BTP italiani tra i bond sovrani più performanti in Europa grazie anche alla fiducia nella politica di bilancio del governo, mentre altri Paesi un tempo ritenuti più affidabili hanno visto performance molto meno lusinghiere.

Uno scenario che ancora una volta ha ricordato l’importanza fondamentale di avvalersi della gestione attiva e professionale che grazie a diversificazione e selezione può aiutare a cogliere le opportunità in questo spazio attenuando al contempo i rischi.

I migliori: il BTP

Nel 2025, tra i titoli di Stato dell’Eurozona la grande sorpresa positiva sono stati i BTP. Dopo anni da osservato speciale (non in senso positivo), il debito pubblico italiano si è affermato registrando una performance sorprendentemente positiva rispetto ai loro omologhi dell’Eurozona, grazie a una crescente fiducia nel sistema Paese, che affonda le radici nella stabilità politica e nei conti pubblici in linea con le regole UE. Lo spread del titolo decennale rispetto al Bund tedesco si è praticamente dimezzato nel corso del 2025: da un picco di 130 punti base a marzo è sceso fino a circa 70 punti base a dicembre.

Un trend positivo, una vera eccezione nel panorama europeo che fa i conti con i crescenti timori sui livelli (insieme alla Spagna), favorito dal combinarsi di diversi fattori: dalla stabilità politica interna alla posizione accomodante della politica monetaria

“I titoli di Stato italiani hanno beneficiato dei tagli dei tassi operati dalla BCE, che nel corso del 2025 hanno raggiunto un totale di 100 punti base. A questo si è aggiunta una crescita economica moderata ma costante e una gestione fiscale prudente, con una riduzione del deficit, in linea con i parametri europei”, spiega Paolo Baldessari, Responsabile Gestioni Income & Alternative Strategies per l’area Asset Management di Banca Generali.

Questi elementi positivi si sono tradotti anche in un tris di upgrade del rating da parte delle maggiori agenzie: S&P, Moody’s e Fitch, hanno tutte migliorato il loro giudizio di un gradino, “rafforzando ulteriormente la fiducia degli investitori internazionali e diminuendo la percezione del rischio Paese", aggiunge il gestore.

I migliori: i titoli corporate finanziari

Anno di record storici anche per le obbligazioni societarie. Gli spread sono sui minimi pluriennali sia negli Stati Uniti sia in Europa, testimoniando che gli investitori ritengono questi titoli sempre meno rischiosi rispetto ai governativi

All’interno del credito corporate, tra i più positivi c’è il segmento dei bond finanziari europei. “Le performance di questi titoli sono state superiori alla media del settore Investment Grade Euro (+2,8% circa da inizio anno), con i titoli finanziari Senior che hanno reso il 3% circa, i subordinati oltre il 4% e i cosiddetti Additional Tier 1 ben l’8%”, spiega Baldessari. Alla base di questa performance positiva i fondamentali solidi del settore finanziario, con i forti dati di bilancio delle banche europee, in parallelo al calo dei crediti deteriorati.

“Particolare attenzione va poi riservata al settore assicurativo, che nel 2025 ha vissuto una piccola rivoluzione: entro fine anno saranno esclusi tutti i bond non conformi alla normativa Solvency II, introdotta nel 2016. Le compagnie di assicurazione europee si sono quindi attivate per l’emissione di nuovi titoli con elementi innovativi, che offrono rendimenti elevati al prezzo di un maggior livello di complessità e rischio”, sottolinea Baldessari.

I migliori: mercati emergenti

Dopo anni di performance deludenti e di forti deflussi da parte degli investitori internazionali, il 2025 è stato un anno di svolta e riscossa per i mercati obbligazionari emergenti.  

“Nella seconda parte dell’anno, la ripresa del percorso di taglio dei tassi da parte della Fed ha mantenuto vivo il ‘carry trade’, la ricerca e raccolta di rendimento sulle valute emergenti attraverso l’investimenti nell’obbligazionario locale”, spiega Baldessari.

Nel 2025 questa strategia è stata molto redditizia: l’indice Bloomberg FX Carry Trade sulle otto principali valute emergenti ha guadagnato il 17%. Il real brasiliano è in testa con +24%, seguito da fiorino ungherese e peso cileno e messicano (oltre +20%).

“Il Brasile dovrebbe restare favorito grazie alla decisione della banca centrale di mantenere i tassi al 15%, ai massimi da 20 anni. Tra i potenziali vincitori del prossimo anno potrebbe figurare l’India, con la rupia che nel 2025 ha perso terreno a causa dell’elevato deficit commerciale e dei dazi USA al 50%, ma un accordo commerciale e la fine del ciclo di tagli dei tassi potrebbero favorire il recupero di valuta e bond”, aggiunge il gestore.

I peggiori: il Giappone

Tra instabilità politica, inflazione ostinata che ha spinto la banca centrale ad alzare i tassi ai massimi da 30 anni e una politica fiscale con poco margine di manovra, i titoli di Stato giapponesi hanno vissuto un vero e proprio annus horribilis. I bond del Sol Levante sono stati tra i peggiori titoli sovrani del 2025, e sicuramente il fanalino di coda tra quelli delle grandi economie avanzate.

La Bank of Japan ha alzato i tassi allo 0,75% a dicembre in un contesto di inflazione ostinata, riducendo anche gli acquisti di titoli di Stato. Questo processo di normalizzazione monetaria ha aumentato la pressione sui rendimenti, soprattutto sui titoli a più lunga scadenza. Alcune aste hanno registrato addirittura livelli di domanda ai minimi storici. E il peggio sembra non ancora finito: sono previsti ulteriori rialzi ai tassi d’interesse nei prossimi mesi”, sottolinea Baldessari.

A questi fattori si è aggiunta la crisi del governo Ishiba e l’arrivo di Sanae Takaichi alla guida del Paese, con una crescente incertezza sulle politiche fiscali future.

I peggiori: gli OAT francesi

Anno negativo per i titoli di Stato francesi: le OAT hanno risentito dell’instabilità politica (quattro governi in pochi mesi) e delle preoccupazioni sul debito pubblico, previsto oltre il 120% del PIL nel 2026, con deficit stabile sopra il 5%. I costi del debito sono ai massimi dal 2011 e lo spread con il Bund è risultato volatile, superando ormai stabilmente quello dei titoli italiani a 10 anni. Infine, è arrivato anche un declassamento dalle agenzie di rating.

La Francia viene da anni di significativo deficit di bilancio primario (ovvero senza considerare la spesa per gli interessi sul debito), quando a titolo di confronto l’Italia registra invece un avanzo primario. Questo sta portando a un aumento del costo del debito, con il rendimento dei titoli decennale che è stabilmente sopra quello di Italia e Spagna. A questa fragilità dei conti pubblici si affianca un altro elemento di debolezza: l’elevato livello di dipendenza dagli investitori stranieri”, spiega Baldessari.

I peggiori: corporate bond del settore chimico

Nel 2025 non tutti i corporate bond hanno vissuto un anno positivo. I titoli societari del settore chimico europeo “hanno vissuto una fase di forte difficoltà, sottoperformando nettamente rispetto agli altri comparti ciclici”, spiega Baldessari.

I titoli high yield del settore chimico europeo trattano con uno spread superiore ai 500 punti base, praticamente raddoppiato da inizio 2025.

“La debolezza della domanda interna, aggravata dall’aumento delle esportazioni cinesi, ha pesato su prezzi e margini. I produttori europei hanno sofferto un pesante svantaggio competitivo sui costi energetici, con il gas naturale che costa fino a quattro volte di più rispetto agli Stati Uniti. La probabilità di una ripresa nel 2026 resta bassa, con i principali players ancora in difficoltà e molte aziende concentrate sul taglio dei costi. Il rischio di ulteriori downgrade di rating da parte delle principali agenzie è elevato, sintomo di una fiducia degli investitori ancora molto limitata nel settore”, conclude l’esperto.

Paolo Baldessari, Responsabile Gestioni Income & Alternative Strategies per l’area Asset Management di Banca Generali Paolo Baldessari, Responsabile Gestioni Income & Alternative Strategies per l’area Asset Management di Banca Generali
I titoli di Stato italiani hanno beneficiato dei tagli dei tassi operati dalla BCE, che nel corso del 2025 hanno raggiunto un totale di 100 punti base. A questo si è aggiunta una crescita economica moderata ma costante e una gestione fiscale prudente, con una riduzione del deficit, in linea con i parametri europei

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